Mosting: l’abbandono in amore che non ti aspetti

Ormai se ne sente discutere da un po’, da quando la giornalista Tracy Moore ha deciso di parlare di mosting in un articolo su MEL Magazine, riprendendo la storia di una sua collega rimasta vittima di “questo gioco cinico quanto codardo”.

Si tratta di una pratica di abbandono dalla struttura molto lineare: in seguito ad un primo approccio con il partner (il tempo di qualche appuntamento), e dopo averlo corteggiato, riempito di complimenti, dopo aver fatto dichiarazioni d’amore o promesse impossibili, il moster semplicemente sparisce abbandonando la sua “vittima” senza dare spiegazioni. Vi è mai successo?

A quanto pare è più comune di quanto si possa pensare.

L’aspetto più importante di questo meccanismo, che lo differenzia dal ghosting, è che l’interruzione del rapporto è preceduta appunto da una serie di dichiarazioni (a parole) che alludono al fatto che tra i due possa esistere un legame speciale, una connessione unica (e altrettanto immaginaria). Frasi del tipo “sei la persona perfetta per me” oppure “con te andrei in capo al mondo” o ancora “in te ho trovato la mia anima gemella” sono solo alcuni esempi di frasi caratterizzanti tale processo.

Abbiamo quindi davanti due elementi che ci permettono di attivare un campanello d’allarme sul tipo di rapporto che stiamo andando ad instaurare: da un lato, la scarsa conoscenza dell’altro, fisiologica quando il tempo e l’intensità del rapporto sono ancora fiochi, dall’altro la paradossale necessità di esternare un sentimento diametralmente opposto, che sarebbe fisiologico solo nel caso in cui le due parti abbiano passato del tempo di qualità insieme e dunque si conoscano a sufficienza.

I fattori scatenanti questo schema affettivo possono essere molteplici: uno fra tutti, il rischio percepito di non raggiungere un determinato appagamento sessuale. Il moster, in questo caso, desidera un rapporto di natura esclusivamente sessuale con l’altro e teme che quest’ultimo possa rifiutarsi di proseguire la conoscenza se lo scoprisse. Per tale ragione, decide di adularlo, nell’intento di raggiungere il suo obiettivo. In altri casi, invece, non vi è uno scopo preciso, ma semplicemente una chiara incapacità di portare avanti una relazione qualitativamente superiore, alla cui base potremmo trovare uno schema affettivo evitante e immaturo.

Che cosa possiamo fare dunque per gestire il problema e troncarlo sul nascere? (se siete voi i moster rimando la lettura ad un prossimo personalissimo articolo):

  1. Fidatevi del vostro istinto: se quella persona non vi convince ma avete deciso di darle comunque fiducia, aspettatevi di tutto, anche che sparisca da un giorno all’altro. Certamente non siete voi il problema (a meno che non abbiate fatto qualcosa per farla scappare!) ma è solo un caso di personalità destrutturata e poco matura in termini affettivi.
  2. Non fatevi castelli in aria dopo il primo appuntamento: l’amore vero si costruisce con tanto tempo e dedizione. Se una persona vi promette amore e vi riempie di complimenti dopo il primo incontro sta mentendo tanto a se stessa quanto a voi.
  3. Lavorate sui vostri schemi relazionali: imparate a comunicare con voi stessi e con l’altro. Fatevi delle domande e ponetele all’altro. Abbiate sete di conoscenza dell’altro e fatevi sorprendere dal naturale corso degli eventi. Guardate a ciò che fate l’un per l’altro e non tanto a ciò che vi dite.
  4. Amate prima voi stessi: il desiderio di essere amati è uno dei nostri bisogni primari. E’ comprensibile cercare nell’altro appagamento e affetto e può succedere di cadere nella trappola del “amami tu così mi amerò anche io”. Ricordate però che dare amore agli altri viene dopo il saper amare se stessi (e viene meglio). Concentratevi su di voi e sul vostro benessere, fate attività che vi gratifichino e vi diano soddisfazione. Non c’è modo migliore per trovare il vero amore.

 

 

 

 

 

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