Obesità: stigma sociale e conseguenze sulla persona

Quando si parla di obesità, se ne parla comunemente in termini medici e di salute fisica: viene infatti definita come un accumulo patologico di grasso corporeo, con evidenti conseguenze sullo stato di salute e la qualità di vita. Nonostante l’obesità sia dunque riconosciuta come malattia, troppo spesso non si ha la stessa comprensione ed empatia che si può provare per chi ha un cancro o è affetto da diabete, ma anzi si è soggetti allo stigma sociale. Perché?

LO STIGMA DELL’OBESITA’

Le persone affette da obesità sono spesso considerate colpevoli per il peso che portano: sono additate come pigre, deboli, prive di volontà e determinazione, poco attente all’igiene personale a alla cura della casa, scarse sul lavoro e con una vita sociale misera.

Di Pauli, psicologo e ricercatore sul tema dell’obesità, ci ricorda come lo stigma sociale sia legato ad atteggiamenti negativi, quali stereotipi, pregiudizi e discriminazioni, relativi al peso corporeo di una persona. Questi atteggiamenti sono comunemente accettati nella vita di tutti i giorni e spesso avallati dai mass media attraverso canali TV, spot pubblicitari e così via. Siamo letteralmente bombardati dalla cultura della magrezza e da un ideale corporeo che nella realtà poche persone potrebbero raggiungere. Il peso in eccesso è considerato come un vero e proprio fallimento personale. L’emotività e l’essere della persona vengono messi da parte, non esiste più un carattere, un’anima nel corpo, ma solo ciò che appare all’occhio come il bene o il male.

 

DISCRIMINAZIONE: QUALI CONSEGUENZE?

La discriminazione parte già in età scolare, attraverso fenomeni di bullismo relativi al peso e può continuare per tutta la vita. Tutto ciò ha serie conseguenze sul benessere psicologico, sociale e fisico della persona sui diversi ambiti della propria vita. Lo stigma ponderale è causa di stress e malessere psicofisico a 360 gradi.

Si parla infatti di problemi sul lavoro – diverse ricerche evidenziano una correlazione tra obesità e stipendi più bassi oltre che difficoltà nel trovare un posto di lavoro, problemi a scuola – scarse performance scolastiche, difficoltà a relazionarsi con gli altri e ad avere relazioni di coppia stabili, isolamento sociale, comportamenti alimentari disfunzionali, depressione, fino ad arrivare al suicidio. Le persone sono, in generale, meno portate a chiedere aiuto, ad avere un parere medico o a cercare conforto in ciò che le fa stare bene, e, al contrario, riversano le proprie frustrazioni sul cibo, innescando un circolo vizioso sempre più potente.

 

LA SENSIBILIZZAZIONE SULLE MALATTIE DEL PESO (E DELL’ANIMA)

Perché nella vita di tutti i giorni sentiamo continuamente accezioni negative, appellativi malevoli, notizie scandalose e pareri riluttanti sul tema dell’obesità?

Perché giudicare le persone per il loro peso?

I motivi possono essere tantissimi: voler smuovere la persona a perdere peso, l’omologarsi ad un gruppo e sentirsene parte, avere delle sicurezze in più sulla propria condizione corporea comparandosi agli altri, trovare un escamotage per dire che quella persona non ci piace “perché è grassa”, quando magari gli aspetti da considerare sono altri. Non c’è un’unica risposta a tutto questo, nel frattempo però possiamo aprire gli occhi e renderci consapevoli di ciò che accade intorno a noi, analizzare criticamente le situazioni e le persone e solo una volta compreso ciò che ci circonda, trarre le nostre conclusioni: l’obesità non è una scelta.

Criticare una persona per il suo peso non la aiuterà a perderlo e a stare meglio con se stessa. Nessuno sceglie di essere obeso e la questione è comunque più complicata di ciò che può apparire, perché dietro ad un peso corporeo eccessivo, si nasconde spesso un grosso peso anche nell’anima.

 

Dott.ssa Giulia Pelini
Psicologa

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